Negli ultimi anni il tema degli affidi familiari è tornato al centro del dibattito pubblico, spesso accompagnato da polemiche, notizie frammentarie e, talvolta, informazioni scorrette. La conseguenza è una crescente confusione nell’opinione pubblica, che rischia di compromettere la comprensione di un istituto fondamentale per la tutela dei minori.
L’affido familiare è una misura temporanea di protezione per bambini e ragazzi che, per motivi diversi, non possono vivere momentaneamente con la propria famiglia d’origine. Non è un’adozione: l’obiettivo principale è garantire al minore un ambiente sicuro e accogliente, mantenendo, ove possibile, i legami con i genitori biologici e lavorando per il loro ricongiungimento. La confusione nasce spesso da casi mediatici particolarmente complessi, raccontati in maniera parziale o sensazionalistica. Alcuni episodi hanno generato l’idea che l’affido sia uno strumento arbitrario o poco trasparente, quando in realtà si tratta di un procedimento regolato da norme precise, sotto il controllo dell’autorità giudiziaria e dei servizi sociali.
È fondamentale che l’opinione pubblica disponga di informazioni chiare e verificate. Un dibattito basato su dati concreti e testimonianze attendibili può contribuire a evitare stigmatizzazioni e a rafforzare la fiducia nei meccanismi di protezione dei minori. Gli operatori del settore, le istituzioni e i media hanno la responsabilità di comunicare in maniera trasparente, spiegando finalità, diritti e doveri di tutte le parti coinvolte. Fare chiarezza sugli affidi significa anche promuovere una cultura della tutela dell’infanzia, in cui la priorità sia sempre il benessere psicologico ed emotivo del minore. Solo così sarà possibile garantire che ogni bambino cresca in un contesto sicuro, con opportunità di sviluppo e prospettive per il futuro.