Otto anni fa, ci è arrivata voce che la Comunità di accoglienza minori, presente nel luogo dove abitiamo, cercava una famiglia disponibile ad accogliere un bimbo, allontanato dalla sua famiglia di origine. Avevano pensato a noi, proprio a noi…. Abbiamo accolto questa richiesta con perplessità…. noi che non eravamo assolutamente pronti. Perché hanno pensato a noi che non siamo neppure genitori? Questo bambino ha bisogno di un porto sicuro…. noi cosa possiamo offrirgli? All’inizio siamo stati molto indecisi. Piano piano però ci siamo sempre più convinti che non serviva essere già genitori e quello che avevamo da offrire era accoglienza, affetto e amore. E forse questo era ciò di cui lui aveva bisogno.
Per accompagnarci in questa avventura, abbiamo scelto il CAM, suggeritoci dalla Comunità di accoglienza minori. Abbiamo fatto i primi incontri con una referente qualificata del CAM che ci ha accolti e con la quale ci siamo un po’ raccontati come singoli, come coppia, come famiglia. Abbiamo poi cominciato a frequentare come uditori i gruppi di famiglie affidatarie che già avevano iniziato questo percorso. A supporto di queste famiglie, ad ascoltarle e ad accogliere gioie, dubbi e momenti di sconforto, c’erano gli psicologi del CAM. Ascoltare le esperienze delle altre famiglie per noi non è stato sempre facile. Alcune delle situazioni che le famiglie affidatarie riportavano erano di grande fatica e a noi a volte era venuta voglia di mollare. Ma questa avventura era iniziata e ci stavamo rendendo conto che insieme ai dubbi stava crescendo sempre più in noi il desiderio di continuare…
Insieme al CAM, ai servizi sociali e agli educatori della Comunità abbiamo iniziato a frequentare il bimbo. D’accordo con l’educatrice che lo seguiva abbiamo cucinato insieme i biscotti, organizzato una gita in bicicletta con merenda, siamo andati fuori scuola a prenderlo per portarlo a fare merenda e a giocare. È stato un periodo intenso, pieno di emozioni anche contrastanti… ma tutto questo percorso è sempre stato supportato dal CAM e anche delle altre famiglie affidatarie che al CAM abbiamo incontrato, come famiglia uditrice prima dell’affido, e che continuiamo a frequentare con cadenza mensile anche oggi.
Una sera, l’educatrice della Comunità lo ha portato a casa nostra, insieme a una montagna di scatoloni, la nostra avventura insieme era davvero cominciata! Quella prima sera, e molte sere a seguire, sono state piuttosto tribolate… eravamo tutti molto agitati. I primi mesi sono stati per tutti noi difficili, i suoi occhi ci scrutavano con sospetto e curiosità. Era confuso, insicuro e pieno di paure…. ci ha spesso messi alla prova anche assumendo atteggiamenti sfidanti.
Ma è stato anche un bimbo molto coraggioso e, nonostante abbia fatto tanta fatica, ci ha accolti nella sua vita. In questi anni insieme ha fatto molti cambiamenti, sicuramente alternando ancora momenti di fatica, ma anche tanti momenti felici. Non è più taciturno come all’inizio, ha imparato a fidarsi di noi e noi a fidarci di lui in un clima di reciproco rispetto e affetto. Oggi siamo una famiglia come le tante che affrontano le difficoltà di rapportarsi con un’adolescente, con le ansie quotidiane, ma anche con la grande gioia di poter dare e ricevere amore.
Firmato: una famiglia affidataria